IL PARERE DELLO SPECIALISTA
Gestione della malattia di Parkinson in epoca Covid-19: nuove sfide, nuove opportunità
R. Cilia
La priorità rimane quella di mantenere aperto il dialogo, seppur a distanza, fra medico, paziente e caregiver con l’obiettivo di non vanificare lo sforzo terapeutico fatto nei periodi antecedenti la pandemia e di svolgere comunque, anche se con modalità differenti, le attività di follow-up indispensabili per una patologia complessa quale la malattia di Parkinson.
In questo contesto, l’esperienza di telemedicina dell’Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano fornisce interessanti spunti per la “nuova” pratica clinica quotidiana che lo specialista in neurologia è tenuto ad affrontare. Ne parliamo con il dottor Roberto Cilia, neurologo presso l’U.O.C. Neurologia 1 - Malattia di Parkinson e disturbi del movimento della Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta, Milano.
La Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta, pioniere nell’applicazione della telemedicina
La Fondazione Besta è stata uno dei primi Istituti clinici e scientifici italiani ad aprire le porte alla possibilità di istituzionalizzare la visita in telemedicina, anche dietro l’impulso del Dr. Roberto Eleopra (Direttore della Unità Operativa Neurologia 1, dedicata alla malattia di Parkinson ed i disturbi del movimento), rendendo questa prestazione riconosciuta a livello regionale al pari di una visita neurologica di controllo, prenotabile con una normale impegnativa.
“La regolamentazione di questa procedura, impossibile con contatti estemporanei fatti via telefono o via videochiamata con applicazioni quali WhatsApp – continua il Dr. Cilia – è stata preceduta da una riorganizzazione dell’informatizzazione del nostro centro, realizzata dall’Istituto di concerto con l’ufficio tecnico, che ha dapprima adattato una piattaforma pubblica a questo scopo e poi creato una piattaforma dedicata, che prevede l’inserimento di credenziali di accesso da parte dei medici e può anche consentire la registrazione delle singole attività”.
La telemedicina come pratica di routine
La telemedicina non deve infatti essere intesa solo come attività per le situazioni di emergenza, ma può e deve entrare nella prassi quotidiana dell’assistenza sanitaria, così come succede, per esempio, negli Stati Uniti. Questo può rivelarsi particolarmente utile per i centri di riferimento, ai quali afferiscono pazienti provenienti da tutte la parti d’Italia che potrebbero giovarsi di visite di follow-up a distanza, risparmiandosi l’onere di lunghi e faticosi spostamenti.
La visita di controllo a distanza nel paziente con malattia di Parkinson
Naturalmente in una visita a distanza è fondamentale la presenza di un caregiver che consenta un accesso corretto al software e l’accesso del medico a informazioni anamnestiche e cliniche che non sempre il paziente con malattia di Parkinson è in grado di fornire. “Il mio consiglio – prosegue il Dr. Cilia – è quello di sfruttare la possibilità di utilizzare la telemedicina ma in un setting organizzato, fornendo indicazioni chiare al paziente relativamente alla procedura e un esauriente feedback al termine della visita. A questo scopo trovo particolarmente utile un’iniziativa, il progetto EDUCLIPS (https://bialparkinson.it), che propone delle videopillole informative con suggerimenti pratici dedicati al neurologo che si avvicina alla gestione in remoto dei propri pazienti, con l’auspicio che possa rendere questa pratica sempre più diffusa”.
Roberto Cilia
Dirigente Medico U.O.C. Neurologia 1 - Malattia di Parkinson e disturbi del movimento
Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta, Milano
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