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Impatto dell’aderenza alla terapia nel trattamento dell’HIV
Redazione On Medicine
La non-aderenza al trattamento antiretrovirale comprende una serie di comportamenti che impattano in modo diverso sulle condizioni cliniche. Quando il paziente assume la terapia solo in parte, o non rispetta le scadenze di assunzione, si può sviluppare facilmente una resistenza ai farmaci da parte di alcuni ceppi virali andati incontro a mutazioni. Talvolta l’aderenza del paziente alla terapia può essere così scarsa che, più che dar luogo a forme di resistenza, determina la progressione della malattia e, di conseguenza, la morte.
Tra i principali fattori responsabili della non aderenza troviamo gli effetti collaterali del trattamento, in particolare a livello gastrointestinale e neuropsicologico, che possono essere difficilmente previsti al momento della prescrizione ma che devono essere tenuti presenti nel follow up. Soprattutto quando il paziente viene avviato a un nuovo regime antivirale, possono manifestarsi degli effetti collaterali non sperimentati prima che possono condizionare negativamente la gestione del trattamento da parte del paziente. Tra questi, sono soprattutto l’affaticamento e i sintomi che coinvolgono l’apparato digerente (nausea, perdita di appetito, vomito, diarrea) e l’ambito psichico (confusione mentale, ansia) ad avere il peso maggiore nella scarsa accettazione della terapia.
Un altro fattore che condiziona l’aderenza al trattamento antivirale è rappresentato dalle potenziali interazioni tra farmaci, particolarmente frequenti nei pazienti politrattati. Per affrontare questo problema risulterebbe preziosa una gestione multidisciplinare del paziente, con l’intervento di un team di specialisti che consenta di avere una visione a 360° delle possibili conseguenze della politerapia, con un approccio del tutto simile a quello utilizzato in ambito oncologico. Una corretta informazione ed educazione del paziente all’autogestione della terapia rappresenta il punto di partenza per limitare la portata del problema.
Da non sottovalutare, nella scelta della terapia antiretrovirale, sono lo stile di vita e la tipologia di lavoro del paziente, che possono avere un peso nella possibilità di gestire correttamente la terapia (per esempio, turni di notte, orari dei pasti molto variabili, responsabilità di guida, lavoro su impalcature).
In conclusione, la gestione dell’HIV farmaco-resistente deve necessariamente prevedere un approccio sia farmacologico sia sociale, che consideri il paziente calato nella realtà in cui vive per identificare tutti i tasselli su cui intervenire per ottimizzare gli outcome della terapia, focalizzando in particolare lo stile di vita, le condizioni psichiche e mentali, la capacità di comprendere la terapia prescritta e di gestirla in funzione anche di eventuali barriere linguistiche e culturali. La gestione coordinata da parte di un team multidisciplinare che preveda l’intervento di medici, psicologi e mediatori culturali può risultare vincente per comprendere le ragioni alla base della non aderenza e identificare una possibile risoluzione dei problemi.
Bibliografia di riferimento
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Farmacologia clinica dei farmaci anticoagulanti
Marco Moia Centro Emofilia e Trombosi - Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano
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Sintomi del basso apparato urinario dopo chirurgia pelvica: fisiopatologia e trattamento
Enrico Finazzi Agrò - Professore Associato; Cattedra di Urologia, Università di Roma “Tor Vergata”; UOSD Servizio di Urologia Funzionale, Policlinico Tor Vergata; IRCCS Ospedale S. Lucia, Roma
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Fisiologia di apprendimento e memoria
Mariano Pedetti - SerT MVT, AUSL2 dell‘Umbria, Marsciano (PG)