INTERVISTA
Intervista a Daniele Rizzi
Redazione On Medicine
In questo numero abbiamo avuto la preziosa opportunità di intervistare Daniele Rizzi, fondatore e consigliere della onlus “Golfini rossi”, un’associazione senza scopo di lucro che opera in Tanzania con il fine di sostenere le economie più povere e deboli della Regione attraverso la cooperazione internazionale. Riportiamo a seguire una sintesi della piacevole chiacchierata con questo generoso medico italiano.
Cosa spinge un uomo, un medico, ad andare in Africa per operare nell’ambito della solidarietà?
Inizialmente è stato un evento occasionale e relativamente banale. Le mie due figlie, relativamente giovani, e tre loro amici hanno deciso di provare per una volta una vacanza all’insegna del volontariato e si sono aggregate a un gruppo che ogni anno si recava in Tanzania per visitare gli orfanotrofi sparsi in una vasta regione. Spinto dalle apprensioni della mia consorte e dalle altrettante apprensioni di una amica, madre di uno degli altri ragazzi, io e quest’ultima abbiamo deciso di aggregarci al gruppo.
L’avventura africana iniziava così in una piccola frazione del comune di Cornaredo alle porte di Milano. Era il 2014 e il gruppo partiva per la vacanza di volontariato in Tanzania. Dopo diversi giorni di viaggio, giungeva come prima tappa al Monastero Benedettino di Mvimwa e, affascinato da questo luogo, decideva di fermarsi per tutto il mese di vacanza.
È nato da subito un grande amore per le persone che vivevano in quel contesto e tutto il gruppo ha subito sentito il desiderio di aiutare il Monastero nella sua opera missionaria, per rafforzarlo nel ruolo educativo e sociale a beneficio delle popolazioni povere e disagiate dei villaggi limitrofi. Questo grande sogno ben presto si è trasformato in un’idea progettuale, oggi realtà.
Inizialmente essere un medico non ha determinato il mio reale impegno professionale in quei luoghi, ma mi ha consentito di valutare con occhio più preparato la realtà locale, i bisogni e le enormi carenze dal punto di vista sanitario. Parallelamente la mia amica Tiziana, top manager del mondo bancario, ha subito scatenato tutta la sua abilità nell’individuazione di risorse e progetti realizzabili per aiutare la gente di Mvimwa.
Quel primo viaggio in sostanza cosa le ha lasciato?
La grande voglia di tornare e ritornare più volte in quei luoghi e, soprattutto, tra quelle persone. La moltitudine di bambini e il pensiero che il loro futuro sarebbe stato incerto sotto innumerevoli aspetti della vita, ma soprattutto in relazione alla nutrizione e alla salute, ha albergato nei miei sonni e nei miei pensieri da allora. Poi vi è stato l’incontro con la natura della Tanzania, aspra, selvaggia e bellissima, e l’amicizia con i monaci benedettini africani del monastero di Mvimwa, anime semplici ma determinate nel loro lavoro di aiuto e assistenza delle popolazioni della vasta regione di Rukwa dove il monastero è situato.
Insomma il “mal d’Africa” di cui tanto si parla ci ha veramente contagiato e noi abbiamo via via cercato di contagiare molte altre persone affinché ci seguissero nelle nostre intenzioni.
Quindi cosa avete fatto in pratica per supportare le vostre buone intenzioni?
Nell’ottobre del 2015 nasce la “Golfini rossi onlus”, così chiamata per ricordare le divise dei bambini di alcune scuole primarie africane, un ente senza scopo di lucro