On Medicine

Anno XIII, Numero 4 - dicembre 2019

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INTERVISTA

Intervista a Paolo Valsecchi

Redazione On Medicine

Negli ultimi anni si è diffuso un allarme conseguente all’incremento dei casi di ospedalizzazioni di pazienti con sintomi psicotici secondari all’utilizzo di sostanze stupefacenti. Lo psichiatra Paolo Valsecchi (Dipartimento di Salute Mentale e delle Dipendenze, Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura degli Spedali Civili di Brescia) ci parla della propria esperienza in merito.


Dottor Valsecchi, ha notato dei cambiamenti relativamente alle conseguenze da uso anche occasionale di stupefacenti?


È noto da sempre che le sostanze stupefacenti possono slatentizzare una sottostante patologia schizofrenica, così come è noto che i pazienti schizofrenici tendono a fare uso di queste sostanze. Quello che è emerso negli ultimi anni, e che è particolarmente inquietante, è che la cannabis che attualmente è sul mercato non è più quella di vent’anni fa, ma si caratterizza per un contenuto di tetraidrocannabinolo 50 volte superiore. Una percentuale così elevata di questa sostanza favorisce lo sviluppo di sintomi psicotici particolarmente eclatanti, destinati a durare nel tempo.


Quindi anche l’uso occasionale di questa sostanza può avere conseguenze gravi?


Sì. È importante capire che l’utilizzo della cannabis, ritenuta da molte persone una droga leggera e come tale non dannosa, in realtà si sta dimostrando una sostanza estremamente pericolosa, che può far comparire sintomi psicotici gravi che se in alcuni casi tendono a risolversi con una terapia antipsicotica durante il ricovero, che è praticamente inevitabile, in soggetti particolarmente fragili possono non risolversi; vale a dire che un paziente con psicosi indotta da cannabinoidi può diventare uno schizofrenico conclamato.


Come si può intervenire per limitare questi rischi?


Per prevenire questa situazione è necessario fare delle campagne a sostegno del non utilizzo delle sostanze stupefacenti, inclusa la cannabis, mettendo in guardia soprattutto i giovani anche nei confronti delle nuove sostanze d’abuso e delle vecchie sostanze tornate di moda, come la chetamina, informandoli delle conseguenze a cui può andare incontro chi ne fa uso. Bisognerebbe quindi intervenire già a partire dalla scuola media per far capire ai ragazzi che queste sostanze possono provocare dei danni che sono a volte irreversibili.


Che dire della vendita della cannabis legale?


Se i ragazzi si accontentassero di utilizzare la cannabis legale sarebbe comunque un passo avanti, perché non utilizzerebbero quella illegale che è estremamente dannosa. Non so per quanto tempo andrà ancora di moda questo tipo di mercato, che non mi sembra stia prendendo piede più di tanto nel nostro paese; sono stati aperti molti negozi, ma molti sono stati già anche chiusi; evidentemente non è un mercato che attira.