L'impiego degli integratori nel paziente cardiopatico
Volterrani M
Gli integratori alimentari sono divenuti di uso comune non soltanto nella popolazione generale ma anche in diverse classi di pazienti con patologie croniche, con lo scopo di migliorare il benessere generale e come adiuvanti o, addirittura, sostitutivi della terapia medica in caso di malattie metaboliche (per esempio diabete e dislipidemie) e cardiache (per esempio insufficienza cardiaca cronica).
I diversi integratori in commercio sono costituiti da numerose sostanze naturali e contengono in varia misura aminoacidi, vitamine delle varie classi, sostanze già presenti nei diversi organi che agiscono su alcune vie metaboliche (per esempio il coenzima Q10, la creatina, la carnitina e il ribosio).
Sebbene alcuni prodotti energizzanti possano trovare impiego come adiuvanti della terapia medica del paziente cardiopatico, essi possono interferire con i farmaci assunti dai pazienti e/o con i meccanismi fisiopatologici che sottendono la malattia stessa, che i pazienti, peraltro, non possono conoscere.
Molte sostanze contenute negli integratori interagiscono con i trattamenti anticoagulanti, spesso assunti da pazienti con insufficienza cardiaca e fibrillazione atriale, aumentando il rischio di sanguinamento collegato all'assunzione di tali molecole; altre invece con i farmaci raccomandati come terapia ottimale dello scompenso cardiaco, quali beta-bloccanti, ACE-inibitori e sartani.
Alcuni integratori possono risultare pericolosi perché influenzano i meccanismi di regolazione cardiovascolare, quali ad esempio il ginseng, che può indurre ipotensione, tachicardia e riduzione della risposta ai diuretici per un danno diretto sull'ansa di Henle a livello renale. Anche alcune vitamine possono risultare dannose. È stato osservato che la supplementazione con vitamina E aumenta il rischio di insufficienza cardiaca dopo un infarto. Analogamente, è importante valutare la quantità di sodio e potassio presenti in un integratore, per via dei loro effetti sulla ritenzione idrica e sulla funzione renale, per l'interazione con gli effetti di certi farmaci (soprattutto inibitori del sistema renina-angiotensina-aldosterone) e con l'equilibrio idro-elettrolitico, condizioni che possono facilitare il verificarsi di eventi aritmici.
La possibilità di acquistare gli integratori senza prescrizione medica accentua tali problemi, perché il paziente si "autogestisce" sfuggendo al controllo dello specialista, al quale può anche non riferire tale assunzione non ritenendo necessario fornire questa informazione.
Anche per quanto concerne i nutraceutici è estremamente importante che sia il Cardiologo a scegliere il trattamento più adatto al paziente, affinché ne possa valutare il rapporto rischio/beneficio in base alla storia clinica e ai farmaci che il soggetto assume.
Alcuni integratori si sono dimostrati benefici e sicuri come terapia adiuvante dell'insufficienza cardiaca.
In particolare, sono le sostanze coinvolte nella produzione e utilizzo di energia a livello muscolare a essersi dimostrate particolarmente efficaci, tra questi il coenzima Q10, la creatinina e il ribosio. Questi elementi hanno un substrato teorico che ne supporta l'utilizzo nell'insufficienza cardiaca.
Il coenzima Q10 è un fattore di tipo vitaminico che si trova nei mitocondri e riveste un ruolo importante nella produzione di ATP, che è utilizzato dalle cellule come principale fonte di energia. In pazienti con insufficienza cardiaca sono stati osservati bassi livelli di coenzima Q10, da qui l'utilità della loro assunzione. Il coenzima Q10 ha anche attività antiossidante e può quindi prevenire il danno ossidativo; può trovare impiego in pazienti con insufficienza cardiaca che presentino sintomi quali astenia muscolare e affanno malgrado una terapia medica ottimale. Lo specialista deve tuttavia porre attenzione nel prescriverlo a pazienti che assumono anticoagulanti antagonisti della vitamina K, perché questo coenzima può ridurre la loro efficacia.
La creatina è una molecola prodotta dal nostro organismo a partire da aminoacidi introdotti attraverso l'alimentazione (carne e pesce) ed è contenuta in larga concentrazione nei muscoli. La creatina trasporta le molecole energetiche di ATP dal luogo di produzione, cioè dai mitocondri, alle fibre muscolari dove l'energia viene liberata per favorire la contrazione muscolare. Alcuni studi suggeriscono che la supplementazione di creatina migliora la forza muscolare e la tolleranza allo sforzo in pazienti con insufficienza cardiaca. Il ribosio è uno zucchero normalmente presente nell'organismo, ed è coinvolto nei processi biochimici di produzione di ATP; secondo dati di Letteratura la supplementazione con ribosio è in grado di determinare un miglioramento della funzione diastolica, della qualità di vita e dell'efficienza respiratoria in pazienti affetti da insufficienza cardiaca.
Recentemente è stata posta attenzione all' associazione creatina+ribosio come adiuvante nella terapia dell'insufficienza cardiaca.
Tale semplice associazione permetterebbe di sfruttare l'azione sinergica del ribosio e della creatina (produzione di energia+trasporto di energia), consentendo l'utilizzo di una quantità di creatina nell'integratore adatta al paziente cardiopatico, tale associazione non contiene inoltre elettroliti o altre sostanze potenzialmente dannose per il paziente cardiopatico ed è pertanto particolarmente indicata in soggetti con terapia ottimale che ancora presentino sintomi quali astenia, ridotta tolleranza allo sforzo e affanno.
In ambito prescrittivo è estremamente importante che il paziente informi il cardiologo sul tipo di integratore che già assume o intende assumere affinché lo specialista possa valutare il rapporto rischio/beneficio dell'integratore in base alla storia clinica e ai farmaci che il soggetto assume. Lo specialista stesso deve comunque informarsi circa l'eventualità che il soggetto impieghi degli integratori, per poterne eventualmente correggere il tipo e/o il dosaggio. I pazienti che assumono integratori devono essere informati circa potenziali interazioni farmacologiche e loro manifestazioni cliniche.
L'azione sinergica di due sostanze naturali come ribosio e creatina in un singolo preparato potrebbe rivelarsi un utile adiuvante nella terapia dell'insufficienza cardiaca.
A cura di
M. Volterrani
Direttore Cardiologia Riabilitativa
IRCCS San Raffaele Pisana, Roma
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