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La “transizione” nei soggetti con patologie croniche: ottimizzare il passaggio dalle cure del pediatra a quelle del medico dell’adulto
Redazione On Medicine
Il periodo di transizione è quella fase della vita che va dalla comparsa dei segni di sviluppo puberale al raggiungimento del pieno e completo sviluppo somatico tipico dell’età adulta. In questo periodo, oltre a modificazioni di tipo psicologico e comportamentale, le funzioni organiche di un individuo subiscono trasformazioni decisive e definitive.
I cambiamenti che accompagnano l’adolescenza, già complessi di per sé, lo sono ancor di più negli adolescenti affetti da malattie croniche, per i quali questo periodo prevede spesso la “transizione” dai centri specialistici pediatrici a quelli per adulti,1 con una serie di difficoltà vissute spesso con angoscia dai giovani pazienti e dalle loro famiglie. Molti adolescenti con patologie croniche presentano infatti un rischio superiore, rispetto ai loro coetanei, di andare incontro a difficoltà di sviluppo e di carattere psicosociale; una corretta transizione alle cure del medico dell’adulto può prevenire queste complicazioni, favorendo la loro responsabilizzazione e autosufficienza.2
Il periodo più opportuno per effettuare il passaggio assistenziale del giovane paziente non è ben definito: a giudizio del pediatra, la transizione dovrebbe avvenire quando si sono esaurite le problematiche che coinvolgono più strettamente l’età pediatrica e si può quindi affermare che la fase adolescenziale è al termine, con la conseguente necessità di inserire il paziente nella vita adulta sia per questioni puramente mediche sia, in generale, per motivi caratteriali-comportamentali.
Gli step per una transizione positiva
Altro passo indispensabile è la programmazione delle fasi di transizione con il paziente e i suoi familiari; sarebbe opportuno metterle per iscritto affinché rimangano a loro disposizione come promemoria. Infine, al paziente devono essere assicurate le misure di prevenzione e assistenza primaria previste per i suoi coetanei.
È quindi necessaria l’elaborazione di un vero e proprio “progetto di transizione”, comune a tutte le realtà specialistiche, il cui obiettivo primario dovrebbe essere quello di offrire ai soggetti affetti da malattie croniche una continuità assistenziale di qualità in questa particolare e delicata fase della vita, uniformando e standardizzando i protocolli di gestione di questi pazienti.
Ciò potrebbe avvenire assicurando
- una stretta comunicazione tra lo staff medico e paramedico pediatrico e quello dell’adulto
- la presentazione del caso clinico da parte del pediatra che ha avuto in cura il paziente e la successiva discussione del programma e delle cure future
- la presentazione al paziente e ai genitori dello staff medico che lo seguirà nella vita adulta
- l’impostazione comune del programma assistenziale e terapeutico.
La creazione di strumenti di comunicazione adeguati, come ad esempio cartelle cliniche informatizzate, potrebbe aiutare a trasmettere nel modo più rapido e completo tutte le informazioni indispensabili del paziente, come anamnesi, percorsi diagnostici e terapie praticate.
Così come la creazione, almeno in una prima fase, di un ambulatorio condiviso dal pediatra e dal medico dell’adulto potrebbe facilitare la realizzazione di un percorso assistenziale comune ed attenuare l’impatto psicologico sul giovane paziente.
Problemi possibili, possibili soluzioni
- l'insufficiente preparazione culturale del medico nell’affrontare e nel gestire le patologie croniche con un approccio multisistemico ed interdisciplinare
- la complessità della gestione del giovane paziente e del rapporto con i genitori in un periodo di equilibri delicati
- la difficoltà da parte di alcuni pazienti nell’adattarsi al meccanismo organizzativo dell’ospedale “dell’adulto”.
Quest’ultimo aspetto potrebbe risolversi evitando la tendenza alla “pediatrizzazione” cronica informando il paziente e i suoi familiari, fin dalla diagnosi formulata in tenera età, di quello che sarà il percorso assistenziale presente e futuro.
La stretta e indispensabile collaborazione tra il medico e il personale infermieristico che ha in cura questi pazienti dall’età pediatrica e il medico e il personale paramedico che ne assume la responsabilità nel periodo post-adolescenziale dovrebbe diventare un modo di operare ben definito non solo da protocolli comuni diagnostici e terapeutici, ma anche da dispositivi di legge.
Inoltre, è fondamentale la costante organizzazione di incontri e consensus da parte di società scientifiche e di riunioni trasversali tra specialisti che si dedicano alle diverse età per una aggiornata definizione di percorsi diagnostico-terapeutici e linee guida comuni.
Un importante punto di partenza sarà creare, in un futuro non troppo lontano, dei centri interdipartimentali per la gestione clinica di questa delicata fase, per evitare impatti psicologici gravosi sul paziente e garantire la migliore assistenza possibile nel corso di tutta la vita.
Bibliografia
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- Rosen DS, et al. Transition to adult health care for adolescents and young adults with chronic conditions: position paper of the Society for Adolescent Medicine. J Adolesc Health 2003;33(4):309-11.
- American Academy of Pediatrics; American Academy of Family Physicians; American College of Physicians-American Society of Internal Medicine. A consensus statement on health care transitions for young adults with special health care needs. Pediatrics 2002;110(6 Pt 2):1304-6.
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