IL PARERE DELLO SPECIALISTA
I disturbi d’ansia nella popolazione generale
A. Sessa
Figura 1. Curva di Yerkes-Dodson che evidenzia il passaggio da normale stato di allerta psichica (ansia fisiologica) a perdita del controllo dello stato emotivo (ansia patologica).
In Italia si stima una prevalenza dei disturbi d’ansia del 10,4%, maggiore nel sesso femminile (12,4-13,1%) rispetto a quello maschile (6,9-7,5%);2 si assiste a un continuo, sensibile incremento dell’incidenza che giustifica la necessità di poter riconoscere anticipatamente gli stati cosiddetti “sottosoglia”.3 Infatti, i sintomi all’inizio possono essere di lieve o moderata entità, atipici, mascherati, di breve durata o ricorrenti; talvolta chi ne soffre tende a somatizzare questo disturbo sotto forma di stanchezza, apprensione costante, disturbi del sonno, tachiaritmie, disturbi addominali, mal di testa.4
I disturbi d’ansia non riconosciuti e curati correttamente causano un forte disagio psichico, che può alterare significativamente la qualità di vita; è stato dimostrato che se i pazienti portano con sé questi disturbi per più di 12 mesi presentano un grado di severità dei sintomi maggiore e un tempo di guarigione più lungo rispetto a chi viene preso in cura più precocemente.5
Ansia ed età
Nella fascia pediatrica/adolescenziale possono evidenziarsi condizioni comportamentali ansiose, che vengono solitamente rilevate nell’ambiente scolastico, in seno alla famiglia o dal pediatra, secondarie il più delle volte a un disagio familiare o a separazione dei genitori. Lo specialista di riferimento per questi casi è il neuropsichiatra infantile.
Il giovane adulto, intendendo quella fascia di età che va dai 20 ai 60 anni, solitamente è caratterizzato da una personalità sana, attiva, che raramente usufruisce di cure mediche, se non in maniera estemporanea, anche in presenza di sintomi ansiosi di un certo rilievo.
Poi abbiamo la fascia di età superiore a 60 anni; questa popolazione spesso soffre di patologie croniche e disturbi funzionali. La letteratura è ricca di riferimenti circa il fatto che le malattie croniche possano essere di per sé causa di disturbi d’ansia, così come alcune terapie farmacologiche (Tab. 1); anche la disabilità, quando presente, può essere causa di disturbi dell’umore significativi.6
Ansia e benzodiazepine
La prevalenza d’uso nella popolazione generale è del 4-5%, con una netta maggior diffusione nel sesso femminile;8 negli ultimi anni si è assistito a un sensibile aumento del loro consumo: tra i primi venti principi attivi di classe C che necessitano di ricetta medica per la dispensazione, sei sono benzodiazepine.9
L’alternativa vegetale
Le fitomedicine sono un insieme di complessi multicomponenti che contengono ingredienti farmacologicamente attivi che agiscono su diversi target biologici, con minori eventi avversi e con basso rischio di interazione tra farmaci; costituiscono quindi una interessante alternativa soprattutto nella cura delle persone anziane, in cui le politerapie sono frequenti e comuni.10 L’uso di farmaci con un buon profilo di sicurezza e con una potenziale ridotta interazione è particolarmente importante in questa fascia d’età, tenendo conto che le terapie per i disturbi d’ansia possono durare mesi.11,12
Aurelio Sessa
Medico di Medicina Generale, Varese
Specialista in Medicina Interna
Società Italiana di Medicina Generale (SIMG)
Bibliografia
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