IL PARERE DELLO SPECIALISTA
Innovazioni tecnologiche a supporto del medico nel trattamento degli acufeni
Intervista al dott. A. R. De Caria
L’acufene o “tinnitus” è un sintomo definito come una sensazione di suono percepito in uno o entrambe le orecchie o all’interno della testa, non sostenuto da sorgenti sonore esterne e causato da attività proprie dell’apparato acustico o da alterazione dei meccanismi di elaborazione sensoriale.
L’acufene può essere avvertito come un fischio, sibilo, ronzio e innumerevoli altre sensazioni senza che ci sia, nella realtà, un suono ambientale che lo produca. Questo sintomo, infatti, non corrisponde ad alcun suono nel senso fisico del termine, ma solo a un segnale “bio-elettrico” generato a livello dell’apparato uditivo o del sistema nervoso centrale; da qui, in alcuni casi, nasce la definizione di “percezione uditiva fantasma”.
L’acufene è spesso associato a qualsiasi tipo di ipoacusia e può essere costituito da suoni o rumori che variano nel tempo, della durata di pochi minuti, ore, giorni o anni. Solitamente non vengono considerati patologici quelli che si presentano per pochi secondi per poi scomparire. Le forme che sono considerate patologiche riguardano gli acufeni che sono percepiti da lungo tempo e che dopo i sei mesi vengono classificati come cronici.
Patofisiologia e diffusione
Le cause che possono determinare l’insorgenza di acufeni sono prevalentemente date da patologie che interessano la coclea o qualsiasi struttura appartenente al sistema uditivo o con esso correlato e, in misura nettamente inferiore, ad aree non uditive.
Tra le condizioni più frequenti ricordiamo l'otosclerosi e la disfunzione della tuba di Eustachio, le anomalie cocleovestibolari, come la malattia di Ménière, e le patologie del nervo uditivo, come il neurinoma dell’acustico. Le cause non uditive sono rappresentate da anomalie vascolari, miocloni, disfunzioni dell’articolazione temporomandibolare e ipertensione endocranica. La gestione di quest’ultimo tipo di acufeni è mirata all'identificazione e al trattamento della specifica condizione sottostante.
Questo sintomo interessa prevalentemente la popolazione adulta (22% superati i 50 anni di età) ed esposta a forti rumori come i musicisti, le persone che lavorano in ambiente rumoroso, chi pratica la caccia o frequenta i poligoni di tiro, chi ascolta la musica ad alto volume. Un'ampia varietà di farmaci con ricetta medica o da banco sono potenzialmente ototossici e causare acufeni, tra i tanti ricordiamo l’acido acetilsalicilico, antibiotici aminoglicosidi, chemioterapici, diuretici, beta bloccanti, ACE inibitori, ansiolitici e benzodiazepine. È importante ricordare che l’ototossicità è determinata sia dall’utilizzo di dosi elevate del farmaco per lungo tempo sia da una sorta di predisposizione individuale. Anche le malattie metaboliche quali ipercolesterolemia, diabete e ipertensione arteriosa e lo stile di vita (assunzione di alcool, fumo e droghe) sono concausa di acufeni.
Approccio terapeutico
Da ricerche iniziate nel 2004 presso il Centro per lo Studio e la Cura degli Acufeni e l’Iperacusia dell’Unità Operativa di Otorinolaringoiatria dell’Ospedale “G. da Saliceto” di Piacenza, effettuate dal prof. Domenico Cuda e dal dott. Antonio R. De Caria, si sono ottenuti dei buoni risultati associando all’intervento medico l’utilizzo di una terapia del suono erogata mediante app, che si è dimostrata un utile supporto nel percorso riabilitativo. Fondamentale risulta la valutazione iniziale da parte del medico specialista (audiologo/otorinolaringoiatra) al fine di determinare la causa che ha fatto insorgere l’acufene, il tipo di acufene e la strategia riabilitativa da personalizzare mediante rilievi acufenometrici.
Ne abbiamo parlato più nel dettaglio direttamente con il dott. De Caria.
Dott. De Caria, che cos’è la terapia del suono e come vi supporta?
I suoni generati hanno lo scopo di diminuire il contrasto tra l’acufene e l’attività neuronale di fondo; così facendo interferiscono con la capacità cerebrale di percepire l’acufene sviluppando e velocizzando il processo di abitudine, facilitando così la desensibilizzazione”.
La vostra app è finalizzata a supportare il medico nel processo riabilitativo; da che cosa si differenzia rispetto alla precedente terapia del suono?
Dott. De Caria, come nasce questa nuova strategia di trattamento mediante suoni?
Da queste ricerche emerge che i meccanismi che stanno alla base dell’insorgenza dell’acufene possono essere una diretta conseguenza di un’anomala plasticità neurale atta a riorganizzarsi a seguito di danno periferico”.
È come se la corteccia uditiva generasse dei suoni perché l’orecchio periferico, a causa di un danno anche di poca entità, non li invia al cervello?
Come funziona l’app Tinnibrain®?
Dott. De Caria, che cosa sono gli esercizi di training uditivo che ha menzionato?
Quindi non si tratta di un ascolto passivo di suoni uguali tra di loro e da utilizzare per tutti i pazienti come la consueta terapia del suono?
L’app è composta solo da esercizi sonori?
Si tratta, in pratica, di un libro esteso per i 160 giorni di terapia da leggere a pillole quotidiane?
L’app aiuta anche coloro che, a causa degli acufeni, hanno difficoltà ad addormentarsi o a concentrarsi?
Dott. De Caria, possiamo dire che si ha un’arma in più per il trattamento di questo sintomo particolarmente fastidioso?
Un’ultima domanda: quali sono le modalità di accesso all’app?
Antonio R. De Caria
Audiologo, Unità Operativa di Otorinolaringoiatria,
Centro per lo Studio e la Cura degli Acufeni, Ospedale “G. da Saliceto” – Piacenza
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